Milan? Ecco perché me ne sono andato | Emerson Royal a cuore aperto: tutta la verità sul suo addio

Milan? Ecco perché me ne sono andato | Emerson Royal a cuore aperto: tutta la verità sul suo addio

Emerson Royal - Lapresse - pmgsport.it

Emerson Royal rompe il silenzio e racconta il suo addio al Milan: una scelta nata da lui, da una richiesta precisa di andare via dopo mesi vissuti con la sensazione di non essere davvero compreso.

Il terzino brasiliano, tornato in patria al Flamengo dopo una sola stagione in rossonero, ha deciso di spiegare cosa si nasconde dietro quella separazione che in estate era sembrata solo una normale operazione di mercato.

Dietro alla cessione, invece, c’è un percorso personale fatto di dubbi, pressioni e di un rapporto con l’ambiente che, passo dopo passo, si è incrinato. Nelle parole del giocatore emerge il lato umano di una scelta che va oltre le tattiche e i numeri dei bilanci.

Emerson racconta di aver vissuto l’avventura al Milan con grandi aspettative, convinto di poter dimostrare il suo valore in una big europea. Poi però, tra critiche, infortuni e settimane passate ai box, è maturata una decisione diversa.

Secondo quanto emerso dall’intervista rilasciata alla stampa italiana, il difensore spiega che l’uscita di scena non è stata imposta dal club ma è stata il risultato di una riflessione personale, trasformata in breve tempo in una richiesta di cessione chiara e non più rinviabile.

«È partito tutto da me»: la scelta di dire basta

Il passaggio chiave del suo racconto riguarda proprio l’origine dell’addio. Emerson sottolinea che la decisione non è arrivata dall’alto, ma dal giocatore stesso: prima di parlare con la società ha condiviso i suoi pensieri con la famiglia e con l’agente, fino a quando l’idea di lasciare il Milan è diventata, nelle sue parole, una vera priorità. Spiega di aver capito di non poter continuare a scendere in campo portandosi addosso una sensazione di disagio costante, quella di non riuscire a esprimersi come avrebbe voluto e di non sentirsi in sintonia con ciò che gli stava accadendo intorno.

Emerson Royal ricorda come in passato, al Tottenham, fosse riuscito a ribaltare un momento complicato rimanendo e lottando per cambiare i giudizi. In rossonero, inizialmente, aveva immaginato di seguire lo stesso copione: restare, lavorare, dimostrare chi fosse davvero. Poi però è arrivato l’infortunio, i mesi di stop, l’ennesima ondata di critiche. È in quel periodo che racconta di aver percepito che qualcosa si stava rompendo. Secondo la sua versione, il rapporto con l’ambiente milanista si è progressivamente logorato, fino al punto in cui continuare sarebbe sembrato più un peso che una possibilità di riscatto.

Emerson Royal, ex giocatore del Milan – Lapresse – pmgsport.it

Critiche, pressione e un ambiente diventato troppo pesante

Nella sua analisi Emerson tiene a precisare che dentro lo spogliatoio non si è mai sentito isolato. Anzi, ribadisce di aver percepito fiducia da parte del club e dei compagni e di essersi conquistato un posto importante nelle rotazioni. Il problema, sottolinea, era fuori: la percezione pubblica, il giudizio mediatico, la narrazione continua su di lui. Racconta di essersi trovato al centro di un dibattito costante, di aver visto il proprio nome rimbalzare ovunque e di aver percepito che ciò che si diceva all’esterno finiva per condizionare tutto il resto. È questa cappa di pressione mediatica a rappresentare, nelle sue parole, il vero punto di rottura.

Da qui la scelta di fare un passo indietro e chiedere esplicitamente di andare via, convinto che cambiare aria fosse l’unico modo per ritrovare serenità e la versione migliore di sé. Emerson Royal spiega che il ritorno in Brasile non è stato un ripiego, ma la naturale conseguenza di una decisione maturata nel tempo, quando ha capito che restare al Milan non sarebbe stato la soluzione, ma il prolungamento di una situazione diventata insostenibile dal punto di vista emotivo. Oggi guarda alla parentesi rossonera come a un’esperienza intensa, difficile ma formativa, e ribadisce che il suo addio al Milan è stato soprattutto una scelta personale, presa per proteggere la propria carriera e il proprio equilibrio, più che la risposta a una bocciatura tecnica da parte del club.