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Mondiali cadetti e giovani di scherma: l’Italia chiude a 13 medaglie

Tre ori, quattro argenti e sei bronzi. Nonostante qualche delusione, le Nazionali di scherma under 17 e under 20 possono essere più che soddisfatte alla fine dei Mondiali cadetti e giovani di Verona. Dopo nove giorni di gare, l’Italia lascia la città di Romeo e Giulietta con 13 medaglie che valgono il terzo posto in classifica dietro Russia e Stati Uniti, superati dagli Azzurri per numero di podi conquistati ma con più ori o argenti in valigia. Un successo importante per un movimento destinato a regalarci ancora tante gioie dopo le 125 medaglie in 31 Olimpiadi.

A partire dalla spada, specialità dove la Nazionale ha dominato nei primi tre giorni del Mondiale di casa, soprattutto grazie al talento di Davide Di Veroli, classe 2001, già campione europeo a Sochi sia tra i cadetti che tra i giovani, capace di ripetersi a Verona negli under 17 e andando a un passo dal bis negli under 20. Un oro e un argento a cui si è aggiunto il bronzo della gara a squadre: tre medaglie mondiali per un ragazzo di appena 16 anni che molti compagni di Nazionale hanno già soprannominato “Dio Veroli” e non c’è dubbio che qualcosa di divino ci sia nella scherma del romano, sicuro protagonista del futuro azzurro. Nella spada, però, non tutto si riduce al talento più vittorioso, visti gli ottimi risultati di Filippo Armaleo, argento, e Simone Greco, bronzo a cui si aggiunge l’oro a squadre dell’Italia femminile che ha riscattato un torneo individuale sotto le attese.

Se la spada è stata l’arma più prolifica, la sciabola porta a casa la vittoria più emozionante della spedizione azzurra: il 45-44 della squadra maschile contro la Russia, deciso all’ultima stoccata da Matteo Neri, già bronzo nell’individuale. Il bolognese e Lucia Lucarini sono stati i migliori italiani della specialità dominata da Russia e Ungheria. Vincente ma senza il piacere di un oro che sarebbe stato fondamentale per il medagliere, il gruppo del fioretto, arma che ha reso celebre Valentina Vezzali. Tommaso Marini e Martina Favaretto si sono fermati a un passo dal gradino più alto del podio mentre le squadre hanno deluso nella giornata conclusiva del Mondiale di Verona con un quinto posto per i maschi e una medaglia di legno per le ragazze, sconfitte 45-42 dalla Germania della fortissima Leonie Ebert.

Un peccato, soprattutto per la Favaretto che, dopo aver perso per una stoccato l’oro cadetti contro Yuka Ueno, si è arresa a un malore nella semifinale giovani, sempre contro la giapponese. Risultati in ogni caso eccellenti per il talento classe 2001 che insieme a Di Veroli lascia Verona da grande protagonista. Ora si torna in palestra, consapevoli che la strada è ancora lunga perché il sogno di tutti questi ragazzi si chiama Parigi 2024, con l’obiettivo di regalare alla “cassaforte azzurra”, ancora tante medaglie preziose.

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